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La fede che è stata trasmessa una volta

per sempre ai santi!

 

Qui ho tradotto una meditazione di A.W Tozer. Mentre la rileggevo dopo tanto tempo sono rimasto colpito dell’attualità del suo messaggio, considerando che fu scritta nel lontano millenovecentoquarantasei. Personalmente sono contrario alla distinzione che si fa riguardo alla “fede” di oggi e alla “fede” di ieri, perché sembra indicare il fatto che possano esistere due “fedi” diverse  mentre nella Bibbia, la “fede” è unica. Tuttavia, non posso essere che in accordo con il fratello Tozer quando parla della vecchia croce opponendola con la cosiddetta nuova croce. E’ vero che la fede è una e che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi ma, allo stesso tempo, la Chiesa non deve cercare innovazioni ma deve riscavare i vecchi pozzi che sono stati scavati dai padri e guardare e domandare dei sentieri antichi. Tristemente il desiderio di non perdere il contatto con il mondo, il desiderio di essere “attuali” sta portando i “santi” a cambiare il messaggio del Vangelo. Questo è un grande crimine non solo per la Chiesa ma anche nei confronti di un mondo che è sotto il giudizio del Santo Dio.

 

Ross Carrozza

 

 

La vecchia croce e la nuova

 

A.W Tozer

 

 

Senza preannuncio e senza accorgimento nel circuito evangelico popolare si è introdotta in questi tempi moderni la concezione di una croce nuova. E’ simile alla croce vecchia ma in realtà diversa; le similitudini sono superficiali, ma le differenze fondamentali.

 

Da questa nuova croce è sorta una nuova filosofia sulla vita Cristiana e da questa nuova filosofia un nuovo metodo evangelico – un nuovo metodo di condurre le riunioni e un nuovo modo di predicare. Questa evangelizzazione innovativa impiega lo stesso linguaggio relativo alla vecchia croce, ma i suoi contenuti non sono gli stessi e l’enfasi non è quella di prima.

 

La vecchia croce non avrebbe avuto nessuna relazione con il mondo.

 

Questo significava, per l’orgogliosa natura adamica, la fine della sua vita carnale e portava ad effetto la sentenza imposta dalla legge del Sinai. La nuova croce, invece, non è contraria alla natura carnale, piuttosto è una gentile amica e se è compresa nel modo giusto, è la sorgente di oceani di buono e pulito divertimento e piacere innocente. Permette alla natura adamica di vivere senza nessuna interferenza. La motivazione della sua vita non è cambiata; continua a vivere per il suo piacere, solamente che adesso prende piacere nel cantare inni e guardare film religiosi invece di cantare canzoni mondane e bere superalcolici. L’accento è sempre sul piacere, solamente che il divertimento adesso è su un livello morale più alto se non intellettuale.   

La nuova croce incoraggia un approccio evangelistico nuovo e totalmente diverso. L’evangelista non esige abnegazione della vecchia vita prima che la nuova vita possa essere ricevuta. Lui predica similitudini e non contrasti. Egli cerca di adeguarsi all’interesse pubblico dimostrando che la Cristianità non fa richieste spiacevoli anzi, offre le medesime cose del mondo solamente su un piano più alto. L’evangelista dimostra in modo intelligente come qualunque cosa alla quale il mondo, che è pazzo per il peccato, corre dietro al momento, è la stessa cosa che l’evangelo offre solamente che il prodotto religioso è migliore.

La nuova croce non uccide il peccatore ma lo reindirizza. Lo indirizza verso un più pulito e allegro modo di vivere e salva la sua dignità. Al prepotente essa dice: “Vieni è fatti valere per Cristo”. All’egoista essa dice: “Vieni e vantati in Cristo”. Al cercatore di emozioni essa dice: “ Vieni e divertiti con l’emozione della comunione fraterna”. Il messaggio Cristiano è inclinato nella direzione della voga attuale in modo da renderlo accettabile al pubblico.

  

La filosofia dietro questo messaggio può essere sincera, ma la sua sincerità non la salva dall’essere falsa.

E’ falsa perché è cieca.

Manca completamente l’intero significato della croce.

 

La croce vecchia è un simbolo di morte.

 

Rappresenta la brusca e violenta fine dell’ essere umano. L’uomo dei tempi dei Romani che prendeva la sua croce e cominciava il cammino sulla strada che lo avrebbe portato al luogo della sua esecuzione aveva già salutato i suoi amici, sapendo che non sarebbe più tornato. Lui andava via per porre fine a tutto. La croce non faceva compromessi, non modificava nulla, non risparmiava nulla, uccideva completamente e per sempre l’uomo. Non cercava di stare in buoni rapporti con la sua vittima. Colpiva crudelmente e duramente, e quando aveva finito il suo lavoro, l’uomo non era più.

 

La natura adamica è sotto la sentenza di morte. Non c’è nessuna commutazione o via di fuga. Dio non può approvare nessun frutto del peccato, nonostante possa apparire innocente o bello agli occhi degli uomini. Dio salva l’individuo attraverso la sua morte e risurrezione a novità di vita.

 

L’evangelizzazione che descrive come vie parallele ed amichevoli quelle di Dio e quelle degli uomini è totalmente falsa per la Bibbia e crudele per le anime che ascoltano. La fede di Cristo non è una via  parallela a quella del mondo, ma la interseca. Venendo a Cristo noi non portiamo la nostra vecchia vita su un piano elevato ma la lasciamo sulla croce. Il granello di frumento deve cadere a terra e morire.

 

Noi che predichiamo il Vangelo non dobbiamo pensare che siamo agenti delle pubbliche relazioni per stabilire buoni rapporti tra Cristo e il mondo. Non dobbiamo immaginare noi stessi come degli uomini incaricati di rendere Cristo accettevole al mondo degli affari, ai mass media, al mondo dello sport o all’istruzione moderna. Noi non siamo diplomatici ma profeti e il nostro messaggio non è un compromesso ma un ultimatum.

 

 

Dio offre vita, ma non una vecchia vita migliorata.

 

La vita che Egli offre è una vita tratta fuori dalla morte. E’ sempre dall’altra parte della croce. Chiunque vuole possederla deve passare sotto la verga. Egli deve ripudiare se stesso e concorre con la giusta sentenza di Dio contro se stesso.

Cosa vuol dire questo per l’uomo condannato che vuol trovare vita in Cristo Gesù? Come può questa teologia essere tradotta in vita? Semplicemente, egli deve ravvedersi e credere. Deve abbandonare i suoi vecchi peccati per poi abbandonare totalmente la sua vecchia vita. Non deve coprire nulla, non deve difendere nulla e non deve scusare nulla. Non deve cercare di trattare con Dio ma deve inchinare il suo capo dinanzi al severo giudizio di Dio riconoscendo di meritare la morte.

 

Avendo fatto questo potrà volgere lo sguardo con semplice fiducia al risorto Salvatore e da Lui verranno la vita e la rinascita, la purificazione e la potenza. La croce che aveva posto fine alla vita terrena di Gesù adesso pone fine alla vita del peccatore, e la potenza che risuscitò Cristo dalla morte adesso risusciterà il peccatore a una nuova vita con Cristo.

 

A chiunque obiettasse questo o considerasse ciò meramente una stretta e privata veduta della verità, mi permetto di dire che Dio ha posto il Suo marchio di approvazione su questo messaggio dai tempi di Paolo ad oggi. Se asserito in queste esatte parole o meno, questo è stato il contenuto di tutte le prediche che hanno portato vita e potenza al mondo attraverso i secoli. I mistici, i riformisti, i portatori di risveglio hanno posto la loro enfasi su questo, e i segni, prodigi e potenti operazioni dello Spirito Santo hanno dato testimonianza con l’approvazione di Dio.

 

Osiamo noi, che siamo gli eredi di un retaggio di potenza, manomettere la verità? Osiamo noi, con le nostre matite mozzate,

cancellare le linee cianografiche o alterare il modello mostratoci sul Monte?

Che Dio non lo permetta!

 

 Predichiamo la vecchia croce e noi conosceremo l’antica potenza!